Metà del territorio torinese è a rischio climatico medio-alto a causa della formazione di isole di calore. Tuttavia, l’uso del verde e altre strategie di progettazione possono contrastare il cambiamento climatico e mitigarne gli effetti. Il verde, inoltre, è uno strumento utilissimo per gli architetti, che lo utilizzano per ridisegnare gli spazi e creare una città sempre più inclusiva e a misura di ogni cittadino. Torino, che nel 2020 ha adottato un piano di adattamento e mitigazione, rappresenta un modello d’eccellenza. Il tema è stato al centro dell’incontro “Città e clima: il verde come gestione del microclima”, organizzato dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Torino, presso lo spazio dell’Alveare, a Restructura.
A cura di Carlotta Rocci.
Un piano di mitigazione per città più vivibili
Le città subiscono i danni dei cambiamenti climatici e, al contempo, sono tra le loro principali cause. Affrontare e limitare questi effetti, migliorando le condizioni di vita dei cittadini, ma anche sviluppando una cultura del rischio climatico ancora poco radicata, sono gli obiettivi del piano di mitigazione adottato dal Comune di Torino nel 2020. L’obiettivo è raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, “una sfida complessa per la vastità di azioni che implica”, come spiega l’ingegnere Mirella Iacono, del settore ambiente della Città di Torino.
Il piano è nato da un’analisi delle criticità, condotta con Arpa Piemonte, che ha individuato due principali elementi di vulnerabilità: le isole di calore e le precipitazioni intense, fenomeni che si concentrano nelle aree più dense e urbanizzate. Metà del territorio torinese è a rischio medio-alto. “Il gruppo interdisciplinare di lavoro ha individuato 80 azioni di adattamento”, alcune infrastrutturali, altre tramite l’uso delle Nbs (Nature-based solutions), ma anche azioni soft, finalizzate alla formazione e all’informazione su un tema così strategico, con l’obiettivo di diffondere una progettazione innovativa. Sono stati riqualificati parcheggi – quattro in particolare, con un finanziamento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – attraverso opere di depavimentazione, sostituzione dell’asfalto con materiali altamente drenanti, aggiunta di verde e creazione di spazi di socialità. In Corso Ferrucci, ad esempio, sono stati rimossi 4.000 metri quadrati di asfalto e piantati 1.500 arbusti. Il verde che conquista la città trova spazio ovunque, anche sui tetti delle pensiline delle fermate di bus e tram, sostituendo le coperture tradizionali.
Il verde ridisegna anche la viabilità
“È sempre più necessario progettare per un territorio capace di assorbire, rispondere, resistere e adattarsi al cambiamento”, afferma l’architetto Maria Teresa Massa, del settore mobilità della Città di Torino. L’architetto ha raccontato come la città abbia lavorato per portare il verde in aree che ne erano sprovviste, utilizzandolo anche per ridisegnare la città, recuperare l’acqua e ridurre le isole di calore. Il percorso è iniziato nel quartiere Valdocco, con la realizzazione di 3.350 metri quadrati di nuove aree verdi e la creazione di aree pedonali davanti alle scuole, un progetto poi esteso anche ad altri quartieri. Le strade, pensate per il traffico delle auto, sono state ripensate per accogliere anche la mobilità dolce, grazie all’uso di piante e aiuole, e per offrire spazi sicuri ai pedoni. “Ridisegnare la strada è un elemento fondamentale”, commenta Massa. “Tradizionalmente, l’80% dello spazio è dedicato alle auto, e la progettazione delle città è guidata dalle necessità delle auto. È necessario cambiare prospettiva. I nostri progetti riducono quello spazio al 50% e dividono il restante 50% tra le esigenze dei pedoni e delle biciclette.”
Gli elementi naturali sono strumenti con cui la progettazione di una città dialoga continuamente, e Torino, con i suoi fiumi, ne è un chiaro esempio. Lungo i quattro corsi d’acqua torinesi si snodano oggi parchi e piste ciclabili e pedonali che mettono a sistema questi spazi. Nella pianificazione urbana, è necessaria particolare attenzione ai punti critici, come i ponti, dove la viabilità delle auto, dei pedoni e della mobilità dolce si incrociano, a volte scontrandosi.
L’acqua come un gioco contro i cambiamenti climatici
Il cambiamento climatico è una questione di massima serietà, ma tra le strategie messe in atto per contrastarlo, il Comune di Torino ha scelto anche il gioco. L’architetto Ferruccio Capitani, specializzato nella progettazione dello spazio pubblico per il Comune di Torino, ha presentato l’esperienza dei giochi d’acqua finanziati con 6,5 milioni di euro dal progetto React, destinati alla realizzazione di otto aree strategiche (poi diventate nove) dedicate al gioco appunto. Un esempio significativo è l’area dei giochi d’acqua alla Pellerina, creata nell’area dell’ex laghetto artificiale dismesso negli anni ‘60. “Era un’isola di calore importante all’interno del parco”, spiega Capitani. “Abbiamo recuperato spazio per il verde, senza perdere la storia di quel luogo, immaginando anche una sua funzione sociale, perché quella, come altre aree in altri quartieri, rappresenta un’opportunità di refrigerio per chi, in estate, non ha la possibilità di lasciare la città.” Gli interventi hanno permesso di rendere il terreno più permeabile, di piantare nuove specie vegetali che beneficiano della cortina della pavimentazione originaria, poiché l’acqua che si raccoglie sotto quella barriera evapora più lentamente. Il Comune ha progettato aree simili in ciascuna delle otto circoscrizioni, con l’obiettivo di creare, entro il 2030, aree gioco di alto livello che rispondano ai requisiti di attrattività, socialità e inclusività.