La legge risale al 1968 ma in questi cinquant’anni non ha mai smesso di essere oggetto di critica, di messa in discussione e di tentativi di attualizzazione. Stiamo parlando del DL 1444/68, che regola gli standard urbanistici e definisce i rapporti minimi inderogabili di spazi per i servizi pubblici e per la qualità insediativa, al centro di un corso di formazione che si terrà mercoledì 4 e mercoledì 11 marzo nella nostra sede.
Ne abbiamo discusso con Carolina Giaimo, architetto, professore associato di Urbanistica al Politecnico di Torino e referente scientifico del corso.
Partiamo dal decreto-legge e dalle sue declinazioni a livello regionale. Come si è evoluta la normativa piemontese per gli standard urbanistici e quali sono le prospettive di riforma?
L’attuazione della disciplina degli standard ha messo in luce la necessità di dare risposte a nuove esigenze connesse alla diversa natura delle trasformazioni territoriali e urbane nonché al mutato quadro sociale ed economico, che genera nuovi bisogni. Oggi, anche in Piemonte, si ha la necessità di un approccio più dinamico, flessibile e performativo, oltre che operativo. In tale direzione si è mosso il DDL della Giunta regionale del Piemonte n. 302/2018, in cui per la prima volta si afferma che negli strumenti e nelle azioni di governo del territorio le funzioni ecosistemiche rappresentano un elemento di conoscenza e caratterizzazione del territorio, utile per la valutazione degli effetti delle trasformazioni territoriali e della relativa compromissione di suolo.
Questo comporta il fatto che oneri di urbanizzazione e opere di compensazione entrano a far parte della pianificazione della città e delle valutazioni ambientali.
In che modo il tema del verde influisce sulla progettazione dello spazio pubblico nella città contemporanea?
La quota verde di spazio pubblico è sempre stata assunta dalla pianificazione (laddove è stata praticata) come componente fondamentale (almeno il 50%!) e integrata agli altri usi urbani. Nella città contemporanea, tuttavia, si pone con evidenza la questione del superamento della concezione quantitativa di verde urbano e della visione tradizionale che ne fa un elemento di fruizione, arredo e di ricreazione. Tutto ciò appare ancora più evidente, oltre che urgente, laddove se ne riconosce la funzione strategica nella cornice delle politiche di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Ci sono già esperienze di piano che hanno saputo reinterpretare il tema del rapporto tra città e verde e che hanno individuato ad esempio il significato funzionalista di standard quantitativo finalizzato al tempo libero dei residenti, parametri di tipo morfologico-strutturante nei processi di riqualificazione e riuso della città, il concetto della rete ecologico-ambientale e della rigenerazione urbana e fornitura di servizi ecosistemici attraverso nature-based solution e infrastrutture verdi.
Quali casi studio saranno affrontati?
Saranno presentate alcune esperienze particolarmente significative riguardanti tanto la Città di Torino (aree ZUT, ATS e a Parco) che il territorio metropolitano, attraverso lo studio di Piani regolatori comunali con specifico riferimento alle loro modalità di trattamento degli standard: perequazione urbanistica per ambiti di trasformazione (ad esempio Prg vigente di Ciriè) o localizzazione spaziale e cessione previo acquisto della loro edificabilità (ad esempio Prg vigente di Caselle Torinese).
Il corso Standard urbanistici tra passato e futuro consente il riconoscimento di 8 CFP ed è possibile iscriversi fino al 13 febbraio 2020.