Il focus group OAT Conservazione, riuso e restauro ha redatto un approfondimento sul tema dei contributi ai privati per opere di restauro e interventi. Il testo, scaricabile qui, è frutto di una discussione tenutasi a Restructura il 14 novembre, nel corso dell’incontro formativo Interventi edilizi e agevolazioni fiscali. Puoi consultare questo – e altri contributi su temi affini – nella sezione delle FAQ del focus group CRR.
Sono molte e diversificate le opportunità legali di accesso a forme di contributo economico e di agevolazione fiscale nel caso di edifici privati appartenenti al patrimonio storico culturale.
Innanzi tutto, le norme vigenti prevedono di due tipi di contributi statali nei confronti dei beni privati storici: contributi diretti sotto forma di elargizioni in denaro e contributi indiretti sotto forma di agevolazioni fiscali.
I progettisti sono, evidentemente, più sensibili ai contributi diretti, perché facilitano e velocizzano l’avvio degli interventi da loro progettati.
Dal punto di vista del proprietario, invece, probabilmente sono quelli indiretti che giocano il ruolo più importante. Essi, infatti, hanno un effetto non solo nel momento in cui si effettuano i lavori di manutenzione e restauro, ma agiscono con continuità, ogni anno fiscale, alleggerendo il carico fiscale dei proprietari e dunque depotenziando l’incidenza delle spese di mantenimento degli edifici.
I contributi diretti riguardano lavori di adeguamento e restauro di beni il cui progetto di intervento è già in possesso di nulla osta da parte della Soprintendenza; essi sono inoltre erogati a preventivo e liquidati a consuntivo o sulla base di SAL verificati dal Soprintendenza. La quota massima di contributo di cui un privato ha diritto è pari al 50% del costo dei lavori indicato nel computo metrico.
Tra i sette tipi di agevolazioni fiscali esistenti, il più recente è il cosiddetto Bonus facciate, che potrà riguardare anche ma non esclusivamente edifici storici e vincolati, ma la cui attuazione è ancora incerta.