La rubrica di approfondimento a cura dei focus group OAT torna con una riflessione su riqualificazione dei centri storici e temporary use. Due temi portati al centro del dibattito anche grazie a una call bandita poco più di sei mesi fa dal Consiglio Nazionale degli Architetti. Ce ne parla il focus group OAT Conservazione, riuso e restauro.
La città storica italiana costituisce un elemento centrale della qualità urbana, dell’identità delle singole comunità, del loro patrimonio culturale ed economico: ciononostante, spesso le politiche di recupero e di valorizzazione urbana attuate negli ultimi decenni hanno escluso le città storiche dal loro raggio di azione.
A questo proposito, nel marzo 2019 il CNAPPC ha invitato tutti gli Ordini degli Architetti d’Italia a intraprendere una riflessione sulla progettazione urbana, sulla pianificazione e sulla gestione dei centri storici delle città del territorio nazionale. L’indagine aveva lo scopo di mettere in luce le buone pratiche per la progettazione di interventi di rigenerazione urbana che comprendessero piani urbanistici, progetti o processi di riqualificazione e che perseguissero o avessero già innescato il recupero e la rigenerazione di queste parti di città.
Il focus Conservazione, riuso e restauro dell’OAT ha risposto alla call, selezionando e schedando una serie di interventi varati nel recente passato i cui risultati sono stati percepibili a diversi livelli di scala. Si tratta infatti di casi che hanno saputo innescare una serie di processi rigenerativi del centro storico torinese, i quali a loro volta hanno indotto anche una serie di trasformazioni nel tessuto urbano limitrofo, innescando in questo modo un processo virtuoso. Le case del Quartiere, il Collegio Artigianelli, il comprensorio dell’ex Arsenale con la scuola Holden e il Cortile del Maglio, l’area delle ex officine ferroviarie (OGR) sono alcuni degli esempi analizzati. L’accento è stato posto sul fatto che un intervento, se eseguito con buone pratiche e in aree particolarmente degradate del tessuto della città storica, può davvero diventare il motore di trasformazioni successive, grazie all’indotto che è in grado di generare.
Un secondo tema di riflessione connesso a questo è quello del temporary use: il riuso temporaneo di edifici dismessi o abbandonati per fiere, esposizioni e manifestazioni può diventare anch’esso un modo per portare luoghi dimenticati al centro dell’attenzione della comunità e degli organi deputati al governo del territorio? L’uso temporaneo di un bene, in determinate condizioni, può effettivamente incentivare successivi interventi di rigenerazione o di riqualificazione: si vedano fenomeni come Paratissima, The Others o altre manifestazioni che spesso fanno uso di strutture fatiscenti o abbandonate.
Un esempio eclatante di come il temporary use ha condotto, nel tempo, a riflessioni sull’opportunità di intervenire risanando e riqualificando grandi aree urbane edificate nel centro storico, è facilmente rinvenibile nelle Ex officine grandi riparazioni, che dopo aver ospitato i festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia nel 2011, sono state oggetto di un grande intervento di recupero e di riuso che ha portato alla realizzazione di nuove strutture per la cultura contemporanea, della ricerca e dell’innovazione tecnologica a vocazione internazionale.
I risultati dell’indagine, che sono stati trasmessi al CNAPPC ai primi di luglio, hanno contribuito a successivi sviluppi del dibattito culturale sulle buone pratiche di rigenerazione urbana nei centri storici. Le tematiche affrontate sono inoltre state oggetto del Convegno Progettare il Paese. Dare futuro alle città e ai territori dove viviamo che si è tenuto al Forte di Bard l’11 e il 12 ottobre 2019, e al quale ha partecipato in veste di relatore il Coordinatore del focus group CRR Enrico Giacopelli.
Luigi Valdemarin
Vicecoordinatore focus group OAT Conservazione, riuso e restauro