Dalla creazione di una nuova cultura della consapevolezza fra i banchi di scuola all’uso di metodi innovativi per modificare i comportamenti scorretti attraverso la mindfulness: la sicurezza in cantiere si apre all’innovazione.
La sicurezza sul lavoro non è semplicemente un insieme di norme da applicare né può limitarsi a una serie di processi da seguire, spesso senza averne compreso le ragioni. Fare prevenzione per annullare (non solo diminuire) il numero di incidenti ancora troppo elevato così come per garantire migliori condizioni di benessere a tutti coloro che svolgono un’attività significa agire sulla diffusione di una consapevolezza collettiva dell’importanza del tema, uscire dallo stereotipo della “materia per tecnici” e incidere in modo profondo sulla cultura della società, a partire dalle fasce più giovani della popolazione.
Con l’attenzione rivolta a questo concetto e nei giorni immediatamente precedenti il 13 ottobre, ricorrenza della Giornata nazionale per le Vittime degli Incidenti sul lavoro, martedì 8 ottobre 2024 l’Ordine Architetti Torino ha organizzato all’Auditorium della Città metropolitana di Torino una mattinata di riflessione e dibattito. L’appuntamento è stato parte del percorso di avvicinamento al Forum Sicurezza, iniziativa biennale promossa dall’OAT, nata nel 2013 e curata da uno specifico focus group, che negli anni è diventato sempre più interprofessionale, con il coinvolgimento di rappresentanti di tutti gli ordini e collegi tecnici. «La sicurezza deve essere comunicata, divulgata, ma anche insegnata così da diventare presupposto fondamentale della nostra cultura – spiega Alberto Milanesio, coordinatore del Focus Group Sicurezza-. Qualsiasi ruolo ciascuno di noi occupi nella società. Non è una materia per soli architetti».
LA FOTOGRAFIA ATTRAVERSO I DATI
Partire da un dato di qualità è la base di partenza per elaborare qualsiasi strategia di prevenzione. Secondo un’analisi elaborata dall’Inail Piemonte per l’evento torinese, il trend degli infortuni nella regione subalpina è stato del 2023 (sulla base di dati ancora provvisori) in linea o di poco inferiore rispetto alla media nazionale (42.826 in Piemonte su 585.356 in Italia). Un andamento che segue la ciclicità degli anni precedenti, con la sola eccezione del 2020, che ha visto un picco superiore per la nostra regione. Di questi incidenti, 1041 sono stati mortali in Italia e 75 in Piemonte. Entrando nel campo specifico dell’edilizia, nel 2023 sono stati 36.196 i casi di infortunio registrati in Italia e 2.507 quelli in Piemonte. Rispetto agli incidenti mortali, su 150 casi nel Paese, 75 sono accaduti nella nostra Regione. «Siamo lontani dal picco dei 4.644 incidenti mortali degli anni Sessanta – commenta Vita Rocca Romaniello, vicario della Direzione regionale Inail Piemonte – e questo grazie a un grande lavoro compiuto in questi anni». Senza dubbio, la consapevolezza è crescita e la fotografia ci indica un trend in netto miglioramento. Tuttavia, andando oltre la mera lettura dei numeri, due considerazioni sono importanti. Primo: questi dati riguardano gli infortuni denunciati e occorrerebbe capire quale sia il sommerso. Secondo: il numero andrebbe messo in connessione da una parte con la quantità di cantieri aperti sul territorio nell’anno dall’altra con una più approfondita conoscenza della tipologia di incidentalità, che metta a fuoco i rischi più ricorrenti (le cadute dall’alto, a una prima stima, sono le principali cause di morte in edilizia, ma occorrerebbe approfondire cause e situazioni).
COSA SI INTENDE PER SICUREZZA SUL LAVORO
Fra le riflessioni più interessanti emerse nella mattinata di lavoro, spicca il dibattito sul significato di sicurezza. Se nella definizione comune – quella che banalmente emerge anche da una ricerca nei motori di ricerca della rete – la sicurezza sul lavoro viene associata con l’insieme delle misure, i provvedimenti e le soluzioni adottate per rendere più sicuri i luoghi in cui si svolgono attività lavorative, oggi parlare di questi temi implica ampliare di molto lo sguardo sulla questione della salute e del benessere delle persone. Come ha spiegato Rita Somma, Consulente Health & Safety, il post-Covid ha fatto aumentare la sensibilità di quello che sulla carta era già un presupposto del decreto legislativo 81/2008 e sempre di più è crescita l’attenzione a considerare aspetti che vanno oltre la mera attenzione alla regolazione del tavolo e della scrivania o alle condizioni di illuminazione della scrivania, per accogliere un concetto di benessere più ampio, che include la qualità dell’aria negli spazi indoor, la presenza di verde e luce naturale, la qualità del cibo servito nelle mense o avere la possibilità di fare movimento fisico. Un ragionamento che si estende anche ad ambiti che traguardano lo spazio ufficio tradizionale, vista la progressiva diffusione di accordi per il lavoro in configurazione smart.
LA SICUREZZA VA INSEGNATA A SCUOLA
La scuola, ambiente di vita per gli alunni e ambiente di lavoro per gli insegnanti, è il luogo primario della prevenzione, dove la formazione alla salute e alla sicurezza può trovare un terreno fertile sul quale radicarsi e diventare patrimonio dell’individuo e del gruppo, fin dai primi momenti di socializzazione. L’educazione scolastica è, infatti, determinante nell’impostare negli individui i comportamenti adeguati e gli stili di vita sani, oltre che nel favorire l’interiorizzazione delle regole e dei valori fondamentali di responsabilità sociale e civile. Per questo motivo, è necessario agire sulle scuole di ogni ordine e grado. Non a caso, ad aprire i lavori della giornata torinese è stata Carlotta Salerno, Assessora Politiche educative, Giovani e Periferie Città di Torino, che oltre ad aver fatto appello al dialogo e al confronto reciproco fra politica e cittadini, come unica strada per promuovere azioni concrete, ha anche aperto alla possibilità di ragionare insieme all’OAT e al gruppo di focus team per far diventare più sistematica l’azione di promozione della cultura della sicurezza nelle classi che dipendono dalla gestione comunale.
Formare le giovani generazioni alla sicurezza – ha ricordato anche l’assessore – significa in primis garantire che la scuola stessa sia un luogo sicuro. Un tema molto sensibile in Piemonte, dopo che il tragico crollo di un controsoffitto il 22 novembre 2008 al liceo Darwin di Rivoli è costato la vita a Vito Scafidi, un giovane studente di 17 anni. Oltre alla necessaria sfida della messa in sicurezza e manutenzione degli edifici scolastici, sono necessarie tutele per lo svolgimento di ogni attività. Come ha ribadito Vita Rocca Romaniello: «la copertura assicurativa Inail degli alunni e studenti è prevista, a partire dalla scuola primaria, ma copre esclusivamente lo svolgimento di esperienze tecnico-scientifiche di lavoro o esercitazioni pratiche, incluse le prove d’esame. Sono invece esclusi dalla tutela assicurativa gli infortuni in itinere, ad eccezione di quelli che, nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, avvengono durante il tragitto tra la scuola presso cui è iscritto lo studente e il luogo in cui si svolge l’esperienza di lavoro. Tuttavia, a partire dall’anno scolastico e accademico 2023-2024 e con proroga anche per il 2024/2025, è stata sperimentata l’estensione della tutela assicurativa Inail allo svolgimento delle attività di insegnamento-apprendimento. Inoltre, è stato istituito uno specifico fondo per il risarcimento ai familiari di studenti vittime di incidenti mortali nei percorsi di alternanza scuola lavoro, indennizzo che in precedenza era previsto solo se l’infortunio riguardava il principale percettore del reddito familiare». L’Inail ha inoltre iniziato a pubblicare un Dossier Scuola in occasione della «Giornata Nazionale della sicurezza nelle scuole», istituita dalla Legge 107/2015 e che ricorre ogni 22 novembre, per promuovere la diffusione della cultura della salute e sicurezza negli istituti scolastici.
La formazione deve essere erogata, inoltre, in tutti i livelli della catena: dalle scuole elementari fino all’università. A partire dalle facoltà tecniche. Il Dad del Politecnico di Torino, dove si formano i futuri architetti, non ha al momento corsi specifici dedicati al tema. «Uno spunto su cui è utile riflette e lavorare – ha spiegato il direttore Michele Bonino – per una formazione che deve sempre più puntare su competenze a 360°».
I PROGETTI SPERIMENTALI
L’evento organizzato dall’OAT è stato l’occasione per approfondire alcuni progetti portanti avanti – purtroppo in modo ancora non sistematico – sul territorio. Rita Somma ha illustrato il progetto Safety Kids è un progetto destinato al primo ciclo per sviluppare fra i piccolissimi e attraverso un linguaggio semplice e attività ludiche la coscienza della sicurezza e della legalità. Fra le attività un modulo è dedicato anche alla prevenzione incendi attraverso la spiegazione del fuoco e di quali sono i rischi e le opportunità connessi a questo elemento. «I bambini – commenta ancora Rita Somma – saranno i lavoratori, gli imprenditori e i committenti di domani e per questo nelle scuole primarie è fondamentale incidere per la formazione di una vera cultura della sicurezza. Qualsiasi norma se non viene interiorizzata, difficilmente sarà rispettata».
Flavio Bortolin della Cooperativa O.R.So e Maurizio Petroni di ISMEL (Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell’Impresa e dei Diritti Sociali) hanno invece presentato il progetto sviluppato per conto della Città di Torino “Uscite di Sicurezza”, giunto alla sesta edizione per oltre 2.500 giovani coinvolti, e in particolare hanno raccontato l’esperienza della giornata di gioco urbano #ProudToBeSafe, che ha visto i partecipanti impegnati per le vie di Torino in una sfida che come obiettivo ha la creazione di una coscienza e una consapevolezza sul tema. «Il progetto nasce dall’amministrazione come risposta al tragico rogo della Thyssen Group per agire sulla formazione a partire dai giovani – spiegano Bortolin e Petroni -. Fra le attività che abbiamo sviluppato è nato anche un vero e proprio Manifesto della sicurezza che raccoglie dal basso input e pensieri. Sensibilizzare la coscienza collettiva implica, infatti, la capacità di non arrivare dall’alto con risposte già definite, ma cercare di tirare fuori dai ragazzi e dalle persone e dal basso quelle che sono le istanze per cambiare un paradigma consolidato».
NUOVI STRUMENTI PER LA COSTRUZIONE DI UNA DIVERSA ETICA DEL LAVORO
Dalla scuola, alla realtà lavorativa e del cantiere, la sicurezza è anche qui e in primis una sfida di comunicazione. Se come ha spiegato Marco Menduni, Giornalista Il Secolo XIX, esperto in tematiche di sicurezza e titolare di un’inchiesta pubblicata nel marzo 2018 che gli ha valso il Premio giornalistico “Pietro Di Donato”, il muratore risulta essere ancora in Italia il lavoro più pericoloso, questo non dipende spesso da mancanze oggettive, ma da scarsa responsabilità soggettiva dei lavoratori o di chi sarebbe preposto a vegliare sul rispetto delle misure di sicurezza. Il “si è sempre fatto così e non è mai successo niente” va scardinato. Come spiega Marco Ambrogi, Safety Manager CESF Perugia, che insieme all’Inail e alla Scuola edile di Perugia ha sviluppato (a partire dall’esperienza della ricostruzione post-sisma a Marsciano (PG) del 2009) il progetto “Cantiere Complesso” «occorre costruire nuovi comportamenti se si vogliono ottenere concreti risultati». Il 50% degli incidenti in cantiere accade non per pratiche scorrette tollerate, il 30% per mancanza di comunicazione e formazione e solo il 20% per attrezzature non adeguate. Secondo la teoria scientifica della piramide di Heinrich c’è una strettissima relazione tra gli incidenti seri, quelli minori e i mancanti incidenti. Nella Piramide originale, Heinrich valutava che ogni 3mila comportamenti a rischio ho un incidente mortale. Solo se si riescono a diminuire i comportamenti non sicuri (la base della piramide si riduce) si riesce a diminuire la probabilità dell’incidente fatale al vertice. «Per questo occorre agire sui comportamenti e per farlo il primo passo è individuarli e misurarli. Impossibile modificare ciò di cui non ho evidenza».
Proprio sull’aspetto dei monitoraggi, interessante è l’integrazione alle soluzioni tradizionali di nuove pratiche che derivano dall’applicazione della neuroscienza al tema della sicurezza in cantiere. «Sappiamo come il fattore umano sia un elemento determinante negli infortuni sul lavoro, che può essere direttamente osservabile, in questo caso si parla di comportamento; oppure non direttamente osservabile come i fattori cognitivi ed emotivi del lavoratore. Se pertanto attraverso l’osservazione possiamo monitorare le azioni di un lavoratore, ciò non è possibile farlo direttamente con la consapevolezza che le persone hanno di quel medesimo comportamento – spiega Marco Ferro, Master in Mindfulness clinica e Neuroscienze applicate, CEO e founder MINDFULSAFETY -; Le neuroscienze ci aiutano a superare questo limite spiegandoci cosa accade nel cervello umano e per questo come esperto in Prevenzione Infortuni da qualche anno ho iniziato a integrare il lavoro con ricercatori neuroscienziati per capire come integrare la scienza alla formazione di cantiere verso una reale efficacia».
Anche in questo caso, alla misurazione occorre associare l’azione. Attraverso pratiche innovative che puntino su una reale interiorizzazione dei concetti, perché l’essere umano ha bisogno innanzitutto di tempo. «Il cervello umano si comporta come un muscolo e impiega in media almeno 4 settimane per costruire nuove reti neurali e sviluppare una maggiore consapevolezza, modificando i vecchi automatismi comportamentali – prosegue Ferro -. Considerato che le persone sono differenti fra di loro e a fronte della infodemia (sovraccarico di informazioni) che viviamo, che ci porta a dover gestire enormi quantità di dati, occorre lavorare su nuovi modelli di formazione in modo da dare gli strumenti ai lavoratori per accorgersi dei propri errori e generare nuovi livelli di attenzione. Negli ultimi 20 anni, anche a causa dell’uso dei device e dei social abbiamo aumentato il nostro carico cognitivo del 400%: il nostro cervello elabora oltre 3mila pensieri l’ora e pertanto occorre saper gestire tutte queste informazioni con grande “presenza mentale” per poter agire con un risultato. Per questo, la mindfulness, pratica di consapevolezza che consiste nell’essere presenti nel momento presente, senza giudizi, aiuta a ridurre i livelli di stress e focalizzare l’attenzione, diventando un supporto fondamentale e a portata di mano per aprire nuove strade alla formazione per la sicurezza». Abbiamo sviluppato con l’Università di Torino un nuovo modello di formazione basato sulle connessioni mente-corpo, che secondo le neuroscienze, sono la strada per una visione integrata alla salute e sicurezza creando nuovi modelli Evidence-based (ndr. basati sull’evidenza scientifica). «I risultati sono già stati evidenziati in diversi casi studio che hanno messo in luce come sia importante non sottovalutare nulla, compresa la composizione spaziale del cantiere – conclude Ferro -. Stare bene e lavorare bene è un binomio inscindibile ed è questa la prima conquista che va acquisita da tutta la filiera delle costruzioni».
Foto di Jana Sebestova.