“Grazie a tutti”

Care colleghe, cari colleghi,

le elezioni per il nuovo Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Torino 2021-2025 sono alle porte; il mio mandato di presidente dell’Ordine Architetti PPC Torino sta terminando ed è mio desiderio salutare e ringraziare tutti voi.

Ho rappresentato la categoria in un momento difficile e l’ho fatto “a tempo pieno”, con passione e dedizione.

In tutte le situazioni ho sempre cercato di valorizzare la figura dell’architetto, non dell’architettura, nel rispetto di tutte le meravigliose anime che fanno parte dell’evoluzione della professione. Gli Architetti, i Pianificatori, i Paesaggisti e i Conservatori progettano i luoghi in cui viviamo e in cui lavoriamo, disegnano e pianificano le città del futuro, conservano e restaurano beni storici, producono design, organizzano i cantieri e la loro sicurezza, sono tecnici qualificati e docenti illuminati, svolgono ruoli di processo nella Pubblica Amministrazione e sono manager di molte aziende private. Per questo risulta anacronistico dividerci nelle sfaccettature della professione: il progetto di qualità è multidisciplinare e l’architetto è l’unico in grado a interpretare questo ruolo.

Il nostro è un ruolo sociale che nessuno potrà mai toglierci, ma allo stesso tempo dobbiamo “ascoltare” il mercato ed essere pronti a interpretarlo.

Ho infatti ritenuto uno dei punti più importanti di questo mandato il lavoro e il saper generarne opportunità. Il mercato italiano della progettazione è connotato da studi professionali di piccole dimensioni, con elevata frammentazione e scarsità di reti aggregative: sono caratteristiche che limitano la capacità di competere e di innovare, anche se compensate da un elevato grado di professionalità e specializzazione. Pertanto occorre aiutare gli studi a crescere e competere sul mercato globale, incentivando prassi virtuose di innovazione e digitalizzazione e la possibilità di aggregarsi in forme societarie snelle, efficaci, multidisciplinari, incentivate fiscalmente e che prevedano modelli di rete. Occorre elaborare forme di modernizzazione della professione, anche con l’università, studiando modelli di sviluppo per gli studi professionali e fornendo formazione mirata, strumenti operativi da mettere in pratica per gestire la professione in modo nuovo. La fiscalità applicata agli studi professionali deve continuare a essere oggetto di attenzione, così come il sistema dei ristori e delle incentivazioni statali. Occorre sostenere l’internazionalizzazione degli studi professionali, anche in sinergia con soggetti “acceleratori” che sono già posizionati all’estero (Università e Politecnici, Camere di Commercio, ecc.).

Gli Architetti, Pianificatori, Passeggiasti e Conservatori italiani hanno bisogno di una “politica” nazionale per il lavoro.
I dati sulla situazione reddituale dei professionisti sono preoccupanti e incidono soprattutto sui giovani. Bisogna introdurre a livello nazionale un “pacchetto di misure per il lavoro” che contrasti il trend attuale e recuperi lavoro per gli architetti riposizionando la centralità del progetto sui territori. La prossima programmazione Europea 2021/2027 e le nuove risorse messe in campo dall’UE (Recovery Plan) vedranno nuovamente le città e i territori protagonisti e oggetto di ingenti investimenti; i prossimi mesi sono un banco di prova importante per migliorare la capacità progettuale e gestionale degli attori istituzionali, economici e sociali.
Plaudo al parere favorevole espresso lo scorso dicembre dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in merito alle “Linee guida per l’architettura”, parere che conferisce lo status di atto propedeutico alla Legge Nazionale dell’Architettura, provvedimento di rango primario che, se accompagnato da una riforma urbanistica nazionale, utilizzerà gli strumenti del progetto e il sistema delle strategie in sostituzione dei vecchi e desueti strumenti parametrici.

I principi ordinatori delle “Linee Guida” rappresentano gli elementi fondanti della Legge dell’Architettura definendo che la qualità dell’architettura è un diritto universale.

Il concetto di “qualità” parte dall’identità e dalla storia culturale del nostro Paese, è basato sul rapporto con il patrimonio esistente, sulla apertura alle nuove frontiere tecnologiche, sulla coerenza con il paesaggio, sulla sua sostenibilità dinamica e non statica, sulla capacità dell’architettura di unire le comunità e di contribuire alla loro identità.

Ho interagito con la politica cittadina e metropolitana sempre con indipendenza (mi hanno attribuito tutte le appartenenze), criticando quando bisognava farlo e plaudendo quando i risultati erano evidenti; ho provato a scuotere le istituzioni, le associazioni locali ottenendo ottimi risultati soprattutto con gli stakeholder privati.

Ho sempre proposto come strumento di qualità il concorso di architettura ma allo stesso modo ho anche compreso che molti colleghi non lo utilizzano; credo quindi che vada fatta un’attenta analisi in merito, sicuramente comunicandolo meglio ma allo stesso modo studiando sistemi alternativi ancora più efficaci.

L’entusiasmante percorso di #architettiamolacittà nelle Circoscrizioni torinesi e nei principali Comuni della Città Metropolitana ha portato tra i cittadini il valore dell’architetto e ora è un format replicato in tutta Italia.

Sono orgoglioso altresì degli accordi strutturali fatti insieme al Politecnico di Torino, eccellenza non solo locale, e del rapporto instaurato con il rettore, che ringrazio per aver compreso le necessità della nostra categoria attivando fin da subito progetti di sviluppo come POLITO Studio e di collaborazione politica ad ampio raggio, anche internazionale.

La Fondazione per l’architettura, di cui l’Ordine degli Architetti è socio unico, è un ente prestigioso che si posiziona su confini territoriali più ampi e che ha grande potenzialità vista la libertà d’azione; non nego che stia vivendo un momento interlocutorio. Auspico si faccia un ragionamento serio in merito soprattutto economico; deve diventare un soggetto autonomo o comunque partecipato oppure deve chiudere e ritornare nell’Ordine. Ho avuto due gestioni diverse all’interno del mio mandato, ringrazio entrambi le conduzioni ma sicuramente la seconda è più affine al mio modo di pensare e di agire. I suoi componenti attuali, architetti e non architetti, coordinati egregiamente dalla presidenza, hanno portato stimoli, visioni e prestigio alla Fondazione medesima e quindi anche al nostro mondo.

Ho avallato fin da subito il format dell’ultimo festival di architettura Bottom Up! Quando la città si trasforma dal basso!, non solo un’iniziativa culturale ma anche un meraviglioso esempio di sinergia pubblico-privato per riqualificare aree e siti dismessi della città, mettendo al centro il lavoro degli architetti. È un’esperienza da ripetere, da evolvere fino ad arrivare al modello Reinventing Cities.
In alcune realtà europee, ad esempio in Germania, gli Ordini operano in partnership con gli Urban Center territoriali, soggetti capaci di negoziare per conto dell’amministrazione pubblica con gli investitori privati in maniera snella e indipendente per raggiungere gli obiettivi prefissati di rigenerazione urbana; auspico si possa fare anche a Torino.

Ho incontrato in questi anni tanti colleghi professionalmente in difficoltà, ho sentito il peso della loro disperazione, ma ho sempre cercato di infondere positività. Facciamo anche autocritica: rincorrere la competizione con attività professionali affini a noi e restarne perennemente infastiditi è fuorviante e controproducente. Meglio la cooperazione nel rispetto delle diversità e soprattutto cercando di imprenditorializzare i nostri studi e la nostra mentalità.

Ora però dobbiamo guardare al futuro, tra tanta burocrazia forse, ma anche alle tante opportunità che arriveranno dagli incentivi fiscali rivolti al mondo delle costruzioni, dell’innovazione, della tecnologia e della riconversione green.

Ho lasciato per ultimo quello che, magari apparentemente meno tangibile, ritengo il risultato ottenuto più importante: avere creato una comunità, che dialoga, si diverte, si indispettisce, litiga, propone, collabora, protesta ma sempre con senso di appartenenza; la pandemia ha solo rallentato questo percorso. E questo senso di appartenenza si concretizzerà anche fisicamente quando sarà pronta la nostra “Casa dell’Architettura”, luogo dove ci potremo incontrare aprendoci alle istituzioni e ai cittadini.
Anche per questo auspico un percorso unitario per la nuova governance dell’Ordine che possa affrontare, senza divisioni, la ripartenza post pandemia.

Grazie al mio Consiglio che ha permesso tutto questo e in particolare alle cariche istituzionali che hanno lavorato con responsabilità ed abnegazione.

Grazie ai componenti del Consiglio di Amministrazione della Fondazione per l’architettura e alla sua presidente.

Grazie al Consiglio di Disciplina e alla Commissione Parcelle.

Grazie a tutti i componenti dai 23 focus group e ai loro coordinatori che hanno lavorato costantemente producendo materiali e spunti utili per tutta la comunità, coordinati egregiamente dal consigliere interno e dal referente esterno.

Grazie a tutti i coordinatori scientifici ed a tutti docenti che hanno contribuito all’eccellenza della formazione.

Grazie al mio direttore e a tutto lo staff di Ordine e Fondazione, con cui ho instaurato un rapporto non solo lavorativo, che hanno consentito il raggiungimento dei risultati prefissati e che contribuiscono a far sì che quello di Torino sia considerato un Ordine da emulare in tutta Italia.

Grazie al Consiglio Nazionale Architetti PPC, al suo presidente, al consigliere nazionale torinese e a tutti i presidenti e consiglieri degli Ordini territoriali.

Grazie alla Città di Torino, alla Città Metropolitana, alla Regione Piemonte, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali ed agli stakeholders.

Grazie alla mia socia di studio che mi ha permesso di non esserci mai.

Grazie a tutte e tutti voi che mi avete supportato, amato, incoraggiato, criticato in tutti questi anni.

È stata un’esperienza indimenticabile e me ne vado con sentimenti contrapposti, tanta tristezza ma anche tanta gioia per aver avuto il privilegio di rappresentarvi per cinque anni.

Massimo Giuntoli
Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Torino

 

 

 

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