La parola agli architetti 07/2020

Nei mesi di isolamento ognuno di noi ha potuto sperimentare quanto il benessere abitativo dipenda anche dall’illuminazione degli ambienti interni e dalla loro armonia cromatica. Simona Cosentino, specializzata in lighting design, partecipa alla nostra call per la ri-progettazione degli edifici nella fase del post-emergenza sanitaria con un contributo dedicato alla luce.

Scopri come i progettisti possono intervenire sul benessere psicologico delle persone dando vita a sistemi di illuminazione dinamica o rivalutando l’utilizzo dei colori secondo una logica curativa.

Pensando ad un futuro in cui cambierà il modo in cui vivremo le case e le città, non si può dimenticare la luce. L’illuminazione è nodo fondamentale sia nei luoghi dell’abitare, che negli spazi pubblici, ma anche negli ambienti urbani. Oggi occorre più che mai avere un approccio olistico a questo tema, puntare sul benessere dell’utente più che sulla quantità come dato astratto. La luce non è un numero o un valore da calcolare, ma è sensibilità, è percezione, è consapevolezza, è un valore relativo e soggettivo, non solo oggettivo. Bisogna immaginare di integrare il progetto illuminotecnico con il progetto architettonico fin dal concept e dalle fasi preliminari. Qualsiasi intervento di architettura o di paesaggio se male illuminato non darà i risultati sperati. Una buona riuscita di un progetto non dipende dal budget ma dal concept, se alla base c’è l’idea progettuale la realizzazione verrà calibrata in considerazione della disponibilità economica, ma il risultato sarà comunque coerente con il progetto.

La fase 2 si porterà dietro forti necessità legate alla sicurezza degli spazi ma anche alla psicologia degli utenti. Il distanziamento sociale durante il lockdown si trascinerà anche nella fase iniziale della ripresa; le misure per il contenimento del contagio saranno alienanti per l’essere umano: la distanza dovrà essere colmata col benessere del lavoratore o dell’utente e la luce in questo può dare grandi risultati. I professionisti del settore lighting stanno lavorando a nuovi scenari in molti ambiti, la luce non potrà più essere statica ma dovrà essere necessariamente dinamica, i fruitori degli ambienti dovranno poter ricreare il proprio comfort personale in ottica di benessere interiore al servizio della collettività.

L’illuminazione dovrà sì garantire gli aspetti funzionali, ma anche quelli emozionali: nuove tecnologie unite a professionalità nella progettazione consentono di integrare le molteplici esigenze. Numerosi studi sul ritmo circadiano, ad esempio, offrono interessanti strumenti per nuovi concept, dove la tonalità del bianco può essere dinamica in relazione allo scorrere delle ore del giorno per una maggiore attenzione ai ritmi naturali del corpo umano.

Anche l’utilizzo del colore va necessariamente rivalutato, più che in chiave decorativa, in chiave curativa: immaginiamo ad esempio il beneficio che potrebbero avere i pazienti con fragilità mentale se potessero gestire in autonomia il proprio scenario, se potessero creare ogni volta un ambiente di diverso colore in base allo stato d’animo del momento.

Infine gli spazi pubblici quali edifici di interesse storico, piazze, parchi, giardini, dovranno essere vero simbolo di rinascita, il valore culturale del nostro paese non può soccombere ma anzi dovrà essere il punto di forza della nuova fase: la qualità del progetto luce è fondamentale, i monumenti vanno valorizzati con la giusta sensibilità, basta proiettori abbaglianti, sbaffi di luce sulle parete, contrasti eccessivi e ombre drammatiche, ci vuole consapevolezza e professionalità. Le piazze e i parchi dovranno essere sicuri ma armoniosi, invogliare alla permanenza e alla socialità ma anche alla contemplazione in un clima lento e sereno.
La luce può fare tutto questo, diamole il giusto valore: sarà fondamentale per il dopo emergenza.

Simona Cosentino, architetto lighting designer

 

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