Aggiornamento: il 13 maggio 2020 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Rilancio, che include le misure in materia edilizia annunciate dal sottosegretario Fraccaro. Tra le novità, si richiede che gli interventi green garantiscano il miglioramento di almeno due classi energetiche da dimostrare mediante l’attestato di prestazione energetica (Ape).
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Riccardo Fraccaro ha annunciato un nuovo provvedimento che influirà in modo determinante sul settore edilizio, in un’ottica in cui la sostenibilità faccia da collante tra ripresa del Paese post-pandemia e lotta al cambiamento climatico.
Il superbonus voluto dal Governo, infatti, porterà al 110% le aliquote di detrazione dell’ecobonus (prima al 65%) e del sismabonus (finora del 50%). Questa misura agevolerà famiglie e imprese, restituendo una somma maggiore di quella spesa per sostenere lavori “green” realizzati tra il primo luglio 2020 e il 31 dicembre 2021.
Potranno usufruire dei benefici coloro che si dedicheranno a opere strutturali incluse nell’ecobonus e nel sismabonus, ma anche a interventi più limitati su case, uffici e imprese, specialmente in campo di efficientamento energetico, tra cui:
- isolamento termico degli edifici
- installazione di impianti centralizzati a pompa di calore per riscaldamento
- rinnovo di impianti a gasolio
- sostituzione degli infissi
- interventi sul sistema fotovoltaico
- creazione di postazioni per la ricarica di auto elettriche nei condomini.
L’aliquota del 110% si potrà applicare anche al restauro di facciate, ma solo nel caso in cui sia legato a un altro intervento ecosostenibile o di adeguamento sismico.
Secondo le dichiarazioni fornite dal sottosegretario, il Governo sta valutando anche di consentire una detrazione del 90% a coloro che, dopo aver effettuato un intervento con il sismabonus, stipulano una polizza assicurativa anticalamità.
In un’intervista al Sole 24 Ore rilasciata qualche giorno fa, Fraccaro ha dichiarato che – sebbene il testo non sia ancora ufficiale – «nella maggioranza c’è una larghissima condivisione su questa idea di progresso».
Per permettere alle famiglie di non pagare in anticipo i lavori, i privati potranno cedere a terzi il credito di imposta maturato: a banche, ad assicurazioni o all’impresa che si occupa dei lavori. In quest’ultimo caso, l’azienda anticiperà la somma e incasserà il credito di imposta dal fisco, potendo poi cederlo successivamente. In alternativa, le famiglie potranno pagare i lavori e riscuotere in cinque anni il credito di imposta, superiore alla spesa sostenuta.
Nella nota del Governo è stato fornito anche un esempio concreto:
Se un’impresa fa lavori per € 10mila in una casa, il proprietario può decidere di cedere il suo credito fiscale. In questo caso l’impresa emette una fattura di € 10mila con uno sconto del 100% e il proprietario non paga nulla. L’impresa si vede riconosciuto dalla Stato un credito d’imposta utilizzabile esclusivamente in compensazione per € 11mila (110% dell’importo fatturato). Può decidere di cederlo a un’altra impresa, oppure a una banca con uno sconto del 9%. In questo modo l’impresa riceve € 10mila e € 10 mentre chi lo acquista ottiene a sua volta € 11mila di credito d’imposta da utilizzare in 5 anni (€ 2.200 l’anno).
Secondo il Governo questa manovra favorirebbe la domanda interna e aumenterebbe il lavoro anche per piccole e medie imprese di tutto il territorio, in particolar modo per quelle che saranno più innovatrici e più forti nel campo della green economy.
Approfondisci l’ecobonus sul sito del Ministero dello Sviluppo economico e il sisma bonus sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
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