Con l’acronimo FAV (Fibre Artificiali Vetrose), in inglese MMVF (Man-Made Vitreous Fiber), si definisce un particolare gruppo di fibre artificiali inorganiche particolarmente diffuso in commercio e al quale dedicheremo un corso in partenza l’11 febbraio.
A questa famiglia appartengono le fibre a filamento continuo, le lane di vetro per scopi speciali, le fibre ceramiche refrattarie, le lane di vetro per isolamento, le lane di roccia e le lane di scoria; tutte queste si contraddistinguono per essere altamente resistenti, inestensibili e al tempo stesso molto flessibili, ininfiammabili, non degradabili da microrganismi e scarsamente attaccabili dall’umidità e dagli agenti chimici corrosivi. Punto debole, invece, è quello di includere alcune tipologie classificate come cancerogeni “sospetti” o “presunti”.
Ma in cosa consiste la pericolosità delle FAV per la salute? E come devono essere trattate in cantiere? Per fare luce sulla questione ci siamo rivolti a Roberto Secci, architetto e referente scientifico del corso Materiali contenenti fibre artificiali vetrose nei cantieri (CFP 8) «la composizione chimica delle FAV determina la biopersistenza delle particelle respirate; queste hanno quindi un diverso tempo di permanenza nell’organismo prima della loro solubilizzazione e una lunga biopersistenza rende possibili eventuali effetti nocivi sull’organismo. È questo il motivo per il quale tutte le FAV, anche quelle non classificate come cancerogene, in fase di manipolazione richiedono l’utilizzo di protezioni per le vie respiratorie, la pelle e gli occhi».
Come si riconoscono e, soprattutto, come si gestiscono? Innanzitutto, a seconda del tipo di FAV, possiamo avere tipo di utilizzi diversi: le fibre a filamento continuo, ad esempio, sono utilizzate come rinforzo per plastica, cemento e intonaci; le fibre ceramiche refrattarie (FCR), invece, sono utilizzate per applicazioni industriali in condizioni di alte temperature e per la normale protezione contro gli incendi in edilizia. Infine le lane minerali (lana di vetro per isolamento, lana di roccia, lana di scoria, AES, HT wool) sono largamente utilizzate in edilizia come isolanti.
«Prima di essere manipolati o rimossi come rifiuti », spiega Roberto Secci, «tutti i materiali contenenti FAV devono essere analizzati al fine di determinarne la composizione chimica e il diametro geometrico medio. Dopodiché, sarà possibile valutare le opportune misure di protezione che gli addetti alla rimozione dovranno adottare ed etichettare correttamente il rifiuto. In particolare, Le FAV di recente produzione sono etichettate e accompagnate da schede tecniche di sicurezza riportanti le norme per la manipolazione e per il successivo smaltimento».
Questo è solo un assaggio: se sei un professionista e desideri conoscere tutti gli strumenti necessari per affrontare in modo consapevole la presenza delle FAV, ti consigliamo di seguire il corso dedicato Materiali contenenti fibre artificiali vetrose nei cantieri (CFP 8); strutturato su due giornate, martedì 11 e 18 febbraio 2020, alternerà gli approfondimenti di Roberto Secci, Elena Belluso (responsabile laboratorio TEM Università degli Studi di Torino) e Walter Perello (funzionario S.Pre.S.A.L. ASL TO).