Cari colleghi,
la settimana scorsa il Consiglio ha approvato un manifesto proposto dal focus group “Non libera” professione, il cui consigliere di riferimento è Elisabetta Bellini, presentato ed illustrato dal coordinatore Manuela Castelli, dal vice Fabio Bolognesi e da Ferruccio Capitani. Il punto di partenza del focus group è che
gli architetti che hanno un ruolo di dipendenti (pubblici o privati) non debbano avere un trattamento differenziato rispetto agli altri iscritti, né in positivo, né in negativo.
Innanzitutto sul tema formazione: il focus group chiede al Consiglio Nazionale che il diritto/obbligo di seguire l’aggiornamento continuo valga anche per chi esercita la professione come dipendente. In secondo luogo la firma dei progetti: è importante che sia esteso l’obbligo dell’uso del timbro, come architetti iscritti al proprio ordine, ai progetti che sono realizzati all’interno degli enti, a garanzia del lavoro del professionista, dell’ente o datore di lavoro e della collettività. Infine il “codice comportamentale”: il focus group ha proposto (e noi come Consiglio abbiamo approvato ed inoltrato a Roma la richiesta) l’inserimento di
un nuovo articolo nel codice deontologico per definire meglio l’ambito professionale del dipendente e confrontare l’autonomia professionale e gli obblighi imposti dalla professione stessa
al rapporto di subordinazione con il datore di lavoro. Ecco l’articolo.
Il focus group con questo manifesto si è rivolto anche al Consiglio di Torino, sottoponendo alcune richieste e spunti di riflessione, come la presenza di dipendenti pubblici all’interno del nuovo Consiglio OAT e un maggior coinvolgimento dei dipendenti nelle attività di formazione proposte. Molto interessante la proposta di creare un nuovo servizio per gli iscritti volto a favorire la comprensione dei procedimenti pubblici e la condivisione delle esperienze e dei saperi, da integrare a quello da poco inaugurato dal focus group Lavori pubblici e procedure edilizie.
All’interno della proposta ho particolarmente apprezzato il riferimento alle azioni di comunicazione: la volontà di far emergere all’interno e all’esterno degli enti il valore del lavoro dell’architetto. Spesso infatti gli stessi iscritti non sono consapevoli di cosa fa un collega che opera come dipendente:
un’azione di censimento e valorizzazione di queste attività consentirebbe di completare il quadro dei profili in cui si esercita la professione, facendo conoscere opportunità lavorative prima non considerate. Un aspetto, che come sapete, mi è molto caro.
Condivido la volontà di non ghettizzare gli architetti dipendenti: siamo tutti parte della stessa comunità e credo che il Consiglio debba avere la capacità di rappresentare le diverse anime. Questo non significa giocare al ribasso, cercando di “agevolare” i dipendenti, ma al contrario sottolineare gli aspetti che ci accomunano e che ci rendono un’unica categoria professionale con pari diritti e doveri.
Massimo Giuntoli
Presidente Ordine Architetti PPC Torino